Ti è mai successo di allenarti con costanza, mettere tutto l’impegno possibile e sentirti comunque stanco, bloccato, dolorante?Se ti è successo, non sei solo.
Ma la verità è che il problema non sei tu.
Il problema è l’illusione che basti solo allenarsi di più.
La storia di Luca: 3 giorni di trekking, 10 giorni di doloreLuca ha 41 anni. Lavora in ufficio, fa un po’ di palestra due volte a settimana e ama la montagna.
Un venerdì decide di concedersi un weekend lungo di trekking con gli amici. “Solo tre giorni”, pensa. “Ce la faccio”.
Non sa esattamente le altitudini, né le distanze. Non ha un piano alimentare né un piano di recupero.
Dorme male la notte prima, parte all’alba, dimentica di bere, pranza con una barretta e la sera si concede un piatto di polenta e vino.
Risultato?Il lunedì non riesce a camminare. Il giovedì ha ancora dolori. Il lunedì dopo è frustrato, stanco, e pensa di non essere più “in forma”.
Ma il punto è un altro.
Luca non si è ascoltato. Non ha pianificato. Non ha avuto consapevolezza.
Il vero problema non è il dolore.
È l’assenza di un obiettivo chiaro, e di conseguenza, la mancanza di un piano che metta insieme:
- Allenamento progressivo
- Recupero attivo
- Stretching mirato
- Esercizi di compensazione
- Idratazione calibrata
- Nutrizione strategica
- Sonno di qualità
E soprattutto: consapevolezza del proprio punto di partenza.
Ognuno ha il proprio ritmo, il proprio livello di partenza, il proprio stile di vita.
Ignorarlo è come partire per l’Everest in infradito.
Il paradosso della fatica
La maggior parte delle persone crede che per migliorare basti fare di più.
Più km. Più carichi. Più sudore.
Eppure il corpo umano funziona all’opposto:
Cresce quando recupera. Migliora quando respira. E si rompe quando viene ignorato.
Ogni volta che non ascolti il tuo corpo, non recuperi, non dormi, non mangi in modo corretto…
Stai costruendo un debito. Un debito fisico, mentale ed emotivo.
E quel debito prima o poi si paga:
- infortuni
- sforzi inutili
- demotivazione
- perdita di entusiasmo